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I citizen journalist nel mercato editoriale

«La fonte prima dell’informazione è destinata a mutare radicalmente, sulla spinta della crescita di social media e comunità virtuali. Una rivoluzione già iniziata, soprattutto nel mondo anglosassone, come testimonia la nascita della figura del social media editor nelle due principali agenzie in lingua inglese del mondo, Associated Press e Reuters».

Questo racconta Michele Cassano, inviato dell’Ansa al Festival del giornalismo di Perugia, e prevede che «il compito dei giornalisti di agenzia sarà da un lato verificare le notizie che arrivano dalla rete, dall’altro svilupparle e arricchirle». Anche per rispondere a due realtà acclarate: la sovrabbondanza di notizie user generated o da citizen journalist, e la proliferazione di siti web che si alimentano di informazioni di ogni tipo. 
Se questo è l’entefatto, il fatto è che si sta diffondendo l’idea che sia un buon affare retribuire notizie fornite da citizen journalist e scoop fortuiti di gente comune.

Una pagina del Mirror invita i lettori a vendere notizie
La pagina del Mirror che invita i lettori a vendere notizie

 

Citizen journalist e blogger organizzati

Negli Stati Uniti il cambiamento dei flussi informativi è già evidente. Le agenzie stampa, tradizionalmente a monte delle informazioni giornalistiche, perdono terreno. Migliaia blogger, infatti, sono diventati fonti affidabili per i quotidiani nazionali, o ne hanno costituito la redazione reale, nel senso che il rapporto tra blogger free-lance e redattori a tempo pieno è di 1 su 10 o addirittura 1 su 100.

L’Huffington Post Usa, per esempio, aveva 4.000 blogger e solo 200 tra tecnici, redattori e giornalisti. Quando Aol (America On Line) l’ha comprato per 35 milioni di dollari, la Arianna Huffington si è guardata bene dal dare un solo dollaro ai blogger (ma una class action è in corso).

Anche per questo fatto clamoroso i più attivi tra citizen journalist, blogger e free-lance si sono organizzati commercialmente. Da anni sono nate piattaforme indipendenti, che creano blog di qualità finanziati dalla pubblicità, per un giro d’affari che fa impallidire le testate tradizionali.

Il primo di questi infatti, Weblogs, creato nel 2003, è stato acquistato quest’anno da Aol, per la cifra di 35 milioni di dollari.  Ancora nel 2006 Weblog aveva solo otto persone in organico e al momento della vendita, ne aveva solo 150 (come termine di confronto, la RAI ufficialmente avrebbe 1.600 giornalisti, di cui 330 con il titolo di direttore).

Poi c’è Tumbl (tumbl.com), il famoso contenitore di blog creato nel 2007,  che Yahoo ha pagato 1,1 miliardi di dollari a maggio di quest’anno, per sfruttare pubblicitariamente un poderoso traffico oltre un milione di visitatori al giorno.

Orio Presente & staff

Link
– Tumbl
– David Karp, fondatore di Tumbl 

Fonte citazioni: Ansa- Primaonline.it

 

 

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