Studenti, protesta senza quotidiani

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«Alle manifestazioni anti Gelmini non ho visto un quotidiano. La stampa passa le proprie notizie sull’online. E sono le news a essere preferite rispetto ai classici articoli di fondo. I ragazzi si fanno le idee fra di loro, senza bisogno di maestri del pensiero».
«Con i giornali i giovani studenti del 2010 hanno una relazione diversa da quella della generazione sessantottina. Semplicemente non li leggono su carta, ma solo su internet.
Qualche decennio fa nelle tasche degli eskimi c’erano Lotta ContinuaL’UnitàIl manifesto. Poi arrivò La Repubblica a fare la parte del leone fra gli antagonisti».
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«E’ un altro mondo che non insegue i media, come nel Sessantotto, ma che si fa inseguire dai media e da certa, patetica politica di sinistra e di ex centrodestra».
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Fonte: Carlo Rossella, su Prima Comunicazione (dicembre 2010, n. 412, p.23), nella sua rubrica “L’Internauta Pallido”.
Paola Pagano
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3 Commenti

  1. Ho avuto occasione di intervistare diversi studenti, sia per scambio di mail sia direttamente “sul campo” durante una manifestazione a Torino.
    Iniziale entusiasmo, urla e applausi vedendomi arrivare con macchina fotografica e registratore poi … al momento di rispondere alle mie domande si sono dileguati.
    Risposte esaustive, non necessariamente a me affini, sono arrivate, appunto, solo nelle comunicazioni elettroniche. Due gruppi, ben distinti, chi sosteneva la “lotta dura senza paura”, lanciando grandi minacce, insultando tutta la stampa che non riportava la verità e chi invece si limitava a dire “se sciopero è perché quel giorno non ho voglia di fare altro, oppure resto a casa”.
    Mia personale opinione: come sempre “c’è chi c’è e chi ci fa” in tutti i settori.
    Chi c’è: La stampa, la buona informazione, più interessata a chi con ordine e motivazione vuole lasciare un messaggio. Studenti e “protestanti” che quantomeno hanno letto il testo della riforma, sono consapevoli dei pro e contro e si muovono con un obbiettivo, senza necessariamente creare vandalismo.
    Chi ci fa: La stampa, la cattiva informazione, più interessata a riempire colonne, gettare inchiostro e completare con foto tutta pagina il nulla comunicato dall’articolo, prestando massima attenzione alle futilità che però, purtroppo, piacciono tanto. Studenti e “protestanti” che si crogiolano nel filone del “movimento”, evitando così di compiere il loro dovere, paralizzando città e creando scompiglio; o stando al comodo trapuntone. Sono giovane, ma credo che ciò che accade oggi, poco abbia a che fare con il ’68!

  2. Sono un prof residente in Polonia, seguo la tv e i giornali italiani ed europei. Sul tema studenti mi permetto di descrivere come funziona qui la scuola.Parlo delle scuole superiori. Quando il prof entra in aula gli studenti lo accolgono silenziosi, in piedi.Gli allievi vanno a scuola “con il vestito buono”, molti hanno giacca e cravatta. Chi ha una presednza indecorosa viene spedito a casa.
    Le lezioni sono seguite in perfetto silenzio. Nessuno si permette di contestare i prof, la scuola o i programmi. Le interrogazioni non sono programmate, sono sempre a sorpresa.
    La lezione ha inizio alle ore 8; l’orario é continuato fino alle ore 15. C’é una sola pausa di 10 minuti per un panino, portato da casa.
    Qui non capiscono le varie sfilate e le contestazioni che avvengono in Italia. Si meravigliano che vi siano ancora bandiere rosse: qui tutti hanno sofferto, fino al 90, la presenza della dittatura (rossa).
    La scuola é selettiva, tutti si impegnano per conseguire almeno la maturità. Senza questo titolo minimo non possono essere accettati come operai.
    I laureati si adeguano a qualsiasi lavoro.
    Ultimamente le commesse dei supermercati (molte universitarie) avevano annunciato uno scioper “all’italiana”. Niente di fatto: i datori di lavoro hanno minacciato di licenziare in tronco chi non si presenta al lavoro…Pertanto: tutti presenti !
    Termino, però ci sarebbero ancora tante cose da dire e insegnare, anche ai prof italiani…
    Ciao
    Michel /Katowice