EDITORIA – Dopo il Financial Times, anche il New York Times passa al modello “meter”, con alcuni articoli a lettura gratuita (nell’arco del mese), e l’accesso completo al costo di 19,99 dollari (circa 15 euro). Il sito web del NYT è accreditato di 30 milioni di utenti unici al mese, che valgono una raccolta pubblicitaria di circa 100 milioni di dollari. Ma soltanto il 15% di questa massa di lettori è fissa, mentre l’85% è costituita da utenti provenienti da motori di ricerca.
Per evitare di perdere del tutto questa quota con un blocco della lettura e per acquisire nuovi abbonati, il NYT offre l’accesso gratuito a un numero ridotto di articoli.
Intanto, proprio il Financial Times, che ha aperto la strada, ha comunicato di aver superato la soglia dei 200.000 lettori online a pagamento.
Link scelti per l’approfondimento:
• Il New York Times online passa a pagamento (Sole 24 Ore)
• Web, quotidiani Usa lanciano servizi personalizzati a pagamento (Reuters Italia)
• Qualità, e a pagamento: lo dice il New York Times (L’Indro)
• The New York Times risponderà al The Daily su iPad Apple con News.me (Macity)
G.D. & staff
Vi riporto queste citazioni di Maurizio Costa, vice presidente della Mondadori, in prima pagina sul Sole 24 Ore di ieri. Il discorso suona bene, ma è terribilmente stonato se fatto da un rappresentante della Mondadori, e dal quel settore dell’editoria.
“Se si vuole che ai contenuti editoriali si riconosca un valore da parte del consumatore, allora bisogna garantire un giornalismo autorevole e affidabile. Anche in questo caso, sono i fatti a parlare: gli utenti non pagano in assenza di vera unicità del contenuto e, non a caso, l’introduzione delle forme più diverse di paywall si è sempre rivelata fallimentare senza quel prerequisito. Ciò vale, significativamente, anche per gli investitori pubblicitari.
Il tanto celebrato HuffingtonPost (fatto per la gran parte da 6mila blogger non retribuiti) con 24 milioni di user ha raccolto nel 2010 soli 30 milioni di dollari. Il sito del New York Times, con la forza del brand e della qualità, con pochi user in più ha abbondantemente superato i 100 milioni di dollari.
Una prima conclusione viene allora alla mente: la determinazione al cambiamento, la centralità del binomio brand/cliente, lo sfruttamento delle piattaforme tecnologiche più diverse, le nuove potenziali linee di ricavo nulla possono se non poggiano su saldi principi di qualità e di contenuti editoriali. Esattamente la missione di sempre degli editori”.
E mondadori a parte, come si può parlare di “giornalismo autorevole e affidabile” quando tutti sanno chi sono i proprietari e chi paga i debiti dei quotidiani?
Concordo con l’ultima osservazione e ti segnalo questa pagina delle Nielsen: Changing Models: A Global Perspective on Paying for Content Online. C’è anche uno schema con la disponiblità a pagare.
http://blog.nielsen.com/nielsenwire/global/changing-models-a-global-perspective-on-paying-for-content-online/