Washington, 26/02/2011 – AOL, la società pioniera di Internet in America, ha concordato l’acquisto di The Huffington Post, il principale blog americano di notizie, analisi e attualità, per 315 milioni di dollari, di cui circa 300 saranno pagati in contanti (dieci volte il fatturato annuo). L’acquisizione creerà un gruppo che avrà una base combinata di 117 milioni di visitatori al mese negli Usa, e raggiunge 270 milioni di persone a livello globale, secondo quanto riferto da Aol in una nota.
La chiave del nuovo gruppo sarà lo sviluppo di informazioni in formato video, parallelamente all’incremento di cronaca locale e iperlocale, con un network di citizen journalists, quasi tutti volontari, che coprono 800 città statunitensi.
The Huffington Post (noto anche come HuffPo) è un blog statunitense fondato nel 2005 da Arianna Huffington, Kenneth Lerer e Jonah Peretti. in breve tempo diventato uno dei siti più seguiti del mondo. The Huffington Post è un aggregatore di notizie, e spazia dalla politica alla tecnologia, dall’attualità all’intrattenimento. A partire dal 2008 sono state attivate versioni locali del sito, con HuffPost Chicago, HuffPost New York, HuffPo Denver e HuffPo Los Angeles.Per la scelta dei titoli degli articoli, il sito utilizza un sistema per il quale ne vengono visualizzate due diverse versioni contemporaneamente, e dopo qualche minuto di sperimentazione, il sistema sceglie quello che ha attirato più visitatori: un metodo definito «devilishly brilliant» (“diabolicamente brillante”) dal Nieman Journalism Lab.Nel dicembre 2009 il Los Angeles Times ha analizzato il successo del sito, che è arrivato a 9 milioni di visitatori unici al mese, un incremento del 27% rispetto all’anno precedente, gli introiti pubblicitari del 2009 si attesterebbero tra i 12 e i 16 milioni di dollari, mentre i dipendenti, oltre ai 3000 blogger volontari sono passati da 49 a 89. (Fonte: Wikipedia)
AOL – America On Line è il più grande internet service provider del mondo, con i suoi 23 milioni di utenti. Nata nel 1983 a Dulles, Virginia (USA), dove si trova la sua sede, si è sviluppata nei primi anni novanta in tutto il territorio degli Stati Uniti, ampliandosi poi alla fine del decennio in tutto il mondo.Nel 2000 America Online si è fusa con ul altro colosso, Time Warner, creando, la più grande società di distribuzione di contenuti multimediali del mondo. (Fonte: Wikipedia)
Mario Pasta & staff
Ciao, Mario Platero scrive sul Sole 24 Ore ( http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-02-07/huffington-post-aol-081625.shtml?uuid=AaVBUJ6C ) che l’operazione
“rappresenta una svolta nel settore sotto molti punti di vista. Intanto attribuisce un valore molto concreto – ed elevato per i parametri attuali – a un sito che poggia non su operazioni di social network, ma quasi esclusivamente su notizie. Finora era molto più difficile attirbuire un valore rilevante a un sito di news.”
L’aspetto più interessante è però l’enorme appeal dei commenti ai post
“mentre il New York Times ad esempio riceve come punte massime circa 700 commenti a un articolo e mediamente 300-350, Huffington Post su storie analoghe, magari tratte dallo stesso New York Times attira fino a 6-7.000 commenti, a dimostrare la presa fortissima sul pubblico”
Ciao! Vi segnalo questo questo link sul bel sito di LSDI (non è l’allucinogeno, quello è l’LSD)
“Giornalismo online: il filo di Arianna”,
su
http://www.lsdi.it/2010/08/20/alla-ricerca-di-una-arianna-huffington-italiana/
A parte i 315 milioni, l’Arianna Huffington ora avrà anche uno stipendio di 2 milioni l’anno.
Ah! Dimenticavo: è la moglie del miliardario repubblicano Michael Huffington.
Quando si dice “PIOVE SUL BAGNATO”.
Tra Huffington e noi in Italia vi segnalo un post dal blog di Luca Lani.
“Sono usciti molti articoli in queste ultime settimane sulle varie nuove iniziative editoriali che cercano di portare in Italia il modello “HuffingtonPost” o “DailyBeast”, ovvero quotidiani esclusivamente digitali di nuova generazione.
Repubblica qualche giorno fa pubblicato un lungo articolo su queste nuove iniziative citando positivamente anche Lettera43 (e non citando ilPost, massacrato settimane prima, poi si è capito il perchè).
C’è però un tema cruciale che in tutti questi articoli tende a non essere considerato, ed ovvero la comparazione dei dati in base alle utenze dei differenti paesi, e poi le cifre spese per lo start-up. Senza questi dati i paragoni sono del tutto impropri e talvolta fuorvianti.
Facciamo un esempio: il DailyBeast citato da Repubblica come un caso di successo sta tra i 2 ed i 5 milioni di utenti unici mese (nielsen e fonte editore). IlPost -citato come caso di insuccesso- sta tra i 200-400k utenti unici (nielsen – stima analitycs).
Ma negli USA (senza considerare altri lettori di lingua inglese) abbiamo 200 milioni di utenti internet al mese. Mentre in Italia sono 22-24 milioni, usando in entrambe i casi i dati nielsen.
Allora scopriamo che il DailyBeast ha una audience dell’1%-2% , mentre ilPost ha una audience ………..dell’%1-2%. Ops. L’altro dato cruciale è quanto si è speso per lo start-up: il Dailybeast è costato 20 milioni di dollari, mentre ilPost è costato 200k euro. Riguardo ai tempi il Beast esiste da due anni ilPost da 6 mesi.Ops”
“E’ chiaramente un mercato diverso, ma l’ascesa dell’HUFFPO, ed i dati di consumo delle news con vaste sovrapposizoni tra più mezzi ci spingono a pensare che anche in Italia possano nascere nuovi quodidiani interamente digitali, anche se difficilmente saranno aziende grandi e strutturate come nel mercato Usa”.
Nota bene: tutto l’articolo è da leggere, perchè l’autore, Luca Lani, non è il solito opinionista, ma uno che ragiona… sulla sua pelle.
http://www.lucalani.com/media/nuovi-progetti-editoriali