Achtner, noto giornalista e docente, dice che quello che passa per informazione televisiva in Italia è pura propaganda politica e si propone come nuovo direttore del TG1
Nella conferenza stampa di ieri, Wolfgang Achtner ha spiegato i motivi della sua autocandidatura alla direzione del TG1.
Nella proposta di assunzione inviata a Garimberti, Achtner scrive: «Nel momento in cui un nuovo governo è al lavoro per salvare il Paese, sono convinto che un buon esito dipenda da una consapevole partecipazione dei cittadini italiani e questo richiede una buona informazione, in particolar modo televisiva, che attualmente non c`è». «In base alla mia consolidata esperienza internazionale in campo televisivo, Le posso assicurare che, salvo rarissime eccezioni, quello che passa per informazione televisiva in Italia è pura propaganda politica».
Noto giornalista Usa e docente di giornalismo, Achtner ha spiegato di essere «animato dallo stesso spirito di servizio di cui ha parlato il Prof. Mario Monti», si dice certo di essere «in grado di rimotivare i buoni giornalisti che sono stati scoraggiati e emarginati negli ultimi anni». Insomma una provocazione, come spiega chiaramente in questo video della conferenza stampa (11 gennaio) Achtner: \”Mi candido a direttore del Tg1\”
Michela Rufo & staff
Link:
– Salve, mi candido alla guida del Tg1,
– Mission Impossible? Wolfgang Achtner si candida alla direzione del Tg1
– I DOLORI DEL VECCHIO ACHTNER.
Dati 2007 sull’organico RAI: per l’informazione la RAI dispone di 1.659 giornalisti (giornalisti?), a tempo pieno e contratto a tempo indeterminato. Il risultato di questo esercito e del servizio pubblico è letteralmente davanti ai nostri occhi.
Per valutare meglio le proporzioni, ecco i dati 2007:
Dirigenti: 254
Giornalisti: 1.659
Altro personale: 7.976
Contratti a termine: 1.484
L’ultimo link è un’intervista del 2002 senza peli sulla lingua e valida ancora oggi!
Da dove vuoi cominciare? Dai Tg?
Da dove ti pare, tanto non c’è stato nessun miglioramento. Di giornalismo televisivo ce n’è pochissimo. I vostri standard sono inesistenti se paragonati alla media del mondo occidentale, dove le tv sono costrette a conquistarsi un pubblico: Francia, Germania, Gran Bretagna, America.
La Tv italiana serve a far vedere certe facce alle otto di sera. E’ più vicina alla propaganda che al giornalismo.
Ti interrompo. Secondo te come mai tanta gente guarda la televisione per informarsi? Sono tutti cretini?
Perché gli italiani non sanno che c’è un altro modo di fare giornalismo televisivo, da fuori non entra nulla, salvo per i pochi che hanno i canali satellitari. Il 90% dei giornalisti televisivi italiani ignora completamente il linguaggio televisivo.
All’estero anche i privati cercano di raggiungere e mantenere standard di eccellenza. In Italia c’è un monopolio di fatto ed è scandaloso che l’antitrust italiana non intervenga. E nemmeno l’antitrust europea. Circa il 90% delle risorse pubblicitarie disponibili oggi tra le private è di Mediaset, che ormai è un tutt’uno con la Rai. Il controllo è totale e unico.
Guarda che in Italia ci sono molti bravi giornalisti. Bravi e onesti.
Secondo me molti personaggi, che si nascondono dietro il mito della professionalità e che ritengono e fanno credere di essere molto bravi non lo sono per niente. Nel resto del mondo li caccerebbero e non potrebbero lavorare. Il discorso l’ho fatto un po’ di anni fa nel mio libro e non lo ripeto.
Ti sei fatto un bel po’ di nemici con quel libro. Ti salutano ancora?
Figurati che me ne frega. Gli intoccabili si tengono in piedi tra loro e si sono risentiti. I giovani che riescono ad entrare grazie a qualche raccomandazione appena conquistano il posto sono mentalmente in pensione. La tragedia è che le nuove leve vengono reclutate per esclusione dei migliori.
Dici di amare intensamente l’Italia, ma se le cose stanno cosi’ come fa a sopravvivere qui da noi un giornalista che la pensa come te?
Demolisco cio’ che non funziona per costruire il nuovo. La mia critica è costruttiva. Sono a disposizione per dare un esempio. Vivo in Italia, e ho impiegato tanti anni di lavoro a cercare di migliorare le cose insegnando nelle università e organizzando workshop.
Ma gli italiani le critiche non le vogliono ascoltare. Qualsiasi giornalista televisivo straniero noterebbe le stesse cose. Il conflitto di interessi è un nodo cruciale. Solo nella Corea del Nord o in una dittatura potrebbe succedere che Berlusconi dica “via Biagi e Santoro”, che è l’equivalente a sinistra di Fede.
Non ti piaceva Sciuscià?
Sciuscià aveva dei documentari fatti meglio rispetto al nulla italiano.
Cos’è che non andava?
Il metodo. Il giornalista è sempre coinvolto. Poi la tecnica è grezza. Non sanno montare i servizi molto bene. Ma il problema di Santoro non è la tecnica, è la faziosità, la pessima abitudine di fare giornalismo cercando di dimostrare tesi già decise.
Vabbe’, la Tv non ti piace. E dei giornali che mi dici?
Sono scritti con i piedi.
Andiamo bene.
Ignorano le regole del giornalismo: i lead fatti male, frasi lunghe, circonvoluzioni. Chiacchiericcio e fantasia. Anche la cosiddetta bella scrittura è un’idiozia. La terza pagina, poi, annega nel ridicolo.
Be’, la terza pagina è una tradizione dei giornali italiani.
Io dico che è una tradizione da dimenticare.
Le inchieste?
A volte sono fatte bene con buone descrizioni, ma mancano i dati, la ricerca. Alcuni giornalisti sono preparati, parlano le lingue, conoscono altre culture. Un nome che potrei fare è Paolo Rumiz, che viene da una realtà locale.
La politica?
Il reporting sulla politica italiana è gossip. Non è da prendere sul serio.
Nessuno vuole cambiare. Non servirebbero nemmeno grandi capitali. Oggi bastano una telecamera e una sala di montaggio. Il resto lo fai col computer. Ci si mettono anche i Cdr che disincentivano questo tipo di attrezzature. Temono di perdere chissà quale potere. Tutto a scapito della qualità del prodotto.
Ho dimostrato nella pratica che si possono prendere persone dalla strada e trasformarle in videogiornalisti. Ho collaborato per sei mesi con il Gruppo Espresso, tenendo corsi di due settimane con quindici ore di lavoro al giorno. L’attività era cosi’ intensa che gli allievi capivano senza nemmeno accorgersene ed alla fine il loro prodotto era superiore a molti Tg di Rai o Medisaet. Molti di loro non erano nemmeno giornalisti.
E’ la cara vecchia gavetta con servizio caffè incluso.
Ma qui non impari. Ti sfruttano e basta. Mancano le basi, le 5 W. Quest’estate mi hanno coinvolto in una polemica su Giornale e Padania, dicevano che ero tedesco. Lo ha scritto il primo e tutti hanno copiato. Furio Colombo per primo.
Io insegno che c’è sempre il tempo della verifica. Nelle redazioni dicono che non importa. Invece devi avere il tempo di fare le telefonate. Nessuno verifica perché richiede lavoro ed i giornalisti italiani sono pigri. Meglio arrivare secondi con la notizia giusta che primi con quella sbagliata. Tanto più importante è la notizia, più non la dai se non l’hai verificata prima.
Parliamo dei corrispondenti, forse loro stando fuori dall’Italia se la cavano meglio.
Copiano. Prevalentemente dal New York Times e dal Washington Post. L’Ansa scrive soprattutto boiate sensazionalistiche e dalle redazioni chiedono di seguirle. I capiredattori in Italia ne sono ben consapevoli, ma ti rispondono che chi è lì ci va per meriti politici ed è intoccabile o che i corrispondenti non possono fare tre pezzi insieme, non hanno tempo.
Eppure guadagnano centinaia di milioni all’anno. Meglio mettere uno studente a Roma a copiare e tradurre da Internet. Ma “avere la firma del corrispondente è prestigioso” dicono.