World Press Photo of the Year 2013

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Bruxelles – Si è concluso l’annuale premio “World Press Photo of the Year”. Al concorso quest’anno hanno partecipato 103.481 fotografie inviate da 5.666 fotografi provenienti da 124 Paesi. Le foto saranno esposte a Zurigo, presentate dall’agenzia Keystone, dal 3 al 26 maggio 2013, per proseguire, poi nelle maggiori città di 45 Paesi.

Anche quest’anno il tema dominante è stata la guerra, anche nella sua forme di guerra civile: Siria, Palestina, Sudan.
Il primo premio è stato assegnato al fotografo svedese Paul Hansen, per la foto del funerale di due fratellini di Gaza, uccisi quando la loro casa è stata distrutta da un raid missilistico israeliano (20/11/2012). Drammatico il contrasto tra il dolore dagli adulti e l’espressione serena dei due piccoli.
Al secondo posto, l’italiano Fabio Bucciarelli della France Presse, per la foto di un ribelle siriano in piedi su un tetto nell’atto di sparare con un lanciagranate.
Terzo posto per l’americano Javier Manzano con una foto di ribelli siriani in una stanza buia in cui filtra un po’ di luce dai buchi dei proiettili.
Il World Press Photo contest segnala da 55 anni i migliori fotogiornalisti, con un sistema di valutazione e rotazione annuale delle giurie che garantisce la qualità delle scelte.
Il World Press Photo è una fondazione con una mission chiara: «We exist to inspire understanding of the world through quality photojournalism»
Per vedere le foto vincitrici di quest’anno: World Press Photo of the Year
Foto in alto, una delle foto vincitrici dell’anno scorso: un leopardo balza su di una guardia forestale nel Mahananda Wildlife Sanctuary, in India (dettaglio).

Claudio Da Vinci % staff

Link:
– foto del World Press Photo of the Year 2013;
– video del World Press Photo Multimedia contest 2013;
– foto del World Press Photo of the Year 2012;

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2 Commenti

  1. A proposito del primo premio al World Press Photo 2013, c’è polemica internazionale sulla foto dello svedese Paul Hansen, per i ritocchi fatti al computer. La commissione guidicante dice che, qualunque trattamento digitale la foto abbia avuto “siamo convinti che rientri nelle pratiche accettabili della professione”. Ne sono meno convinti centinaia di fotografi, o semplici appassionati, che da venerdì intasano i forum di Internet con proteste contro la “teatralizzazione del dolore”, e la “foto trasformata in un Caravaggio”.
    Altre info su http://www.ilpost.it/2013/02/19/fotografia-ritoccata-world-press-photo/

  2. Catalogo degli orrori e dell’estetica splatter.
    Ha senso un fotogiornalismo concentrato sulla spettacolarizzazione della violenza e sull’effetto splatter? Gli autori di questi scatti si sono mai interrogati sul senso (importantissimo) del loro lavoro e sulla rilevanza della pratica fotogiornalistica? Si fa informazione veicolando questo genere di fotografie? È proprio così necessario scattare una fotografia, anche quando il soggetto ripreso (a volte addirittura non in vita) è umiliato, violentato, ridotto a oggetto di brutalità? È giusto vincere premi fotografici con simili immagini? Quale operazione culturale svolgono i giurati che assegnano premi a scatti come quelli indicati all’inizio dell’articolo? Serve al mondo della fotografia internazionale e dell’informazione una manifestazione come World Press Photo? Non vogliamo fornire risposte. Ognuno, in cuor suo e nella dimensione privata della propria coscienza, saprà darsi delle risposte.

    http://www.puntodisvista.net/2013/02/world-press-photo-2013-aboliamo-world-press-photo/