De Benedetti: «detassare la pubblicità per salvare i quotidiani»

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Roma – Ancora una trovata di Carlo De Benedetti, il presidente del Gruppo editoriale L’Espresso, “per salvare molte decine di giornali che altrimenti chiuderanno nel corso del 2013”.

Per far fronte alla crisi della carta stampata, De Benedetti propone un credito d’imposta per le aziende che investono in pubblicità. In pratica, incentivando sul piano fiscale la pubblicità sui giornali (cioè scalando dalle tasse parte degli investimenti pubblicitari), si darebbe ossigeno ai giornali.

Perché questo privilegio agli editori?

Secondo De Benedetti, «occorre la consapevolezza che il settore è arrivato al limite della sua sopravvivenza» e «cercare di preservare l’editoria sana e aiutare le aziende inserzioniste a farsi meglio conoscere è vitale per la crescita civile ed economica del Paese».

La proposta è apparsa su Repubblica e sul mensile Prima Comunicazione. Si tratta di «una proposta semplice — spiega De Benedetti — introducibile immediatamente e che potrebbe essere positiva per il Paese, per i conti dello Stato, per la sopravvivenza di uno strumento fondamentale di democrazia», perché « è un’esigenza democratica che giornali con diverse opinioni sopravvivano nonostante la drammaticità della situazione».

Sempre secondo De Benedetti, un provvedimento di questo tipo «sarebbe ampiamente recuperato dallo Stato sotto forma di maggior lavoro, meno cassa integrazione (quando bastasse), più Iva e più Pil».

Nel 2009, «tassare Internet per sostenere i quotidiani»

Già nel settembre del 2009, il grande imprenditore aveva proposto inutilmente una rendita automatica a favore dei quotidiani. Una rendita di posizione creata con una piccola tassa temporanea su tutte le connessioni Internet. 
Secondo De benedetti, visto che tramite internet molti lettori fanno a meno dell’acquisto in edicola, si concretizzata «l’opportunità di girare agli editori, a compensazione della quota del valore creato a vantaggio degli operatori di telefonia, una piccola parte di quanto pagano gli utilizzatori per l’Adsl o per la connessione a Internet in mobilità».

Loredana Ferrari

Nella foto: quasi uno scoop di Repubblica-Firenze.

 

 

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2 Commenti

  1. Su Repubblica di oggi, 28 febbraio, leggo che il Gruppo Espresso perde due terzi dell’utile (40 milioni su 60, dal 2011 al 2012) e non distribuirà dividendi ai soci, tra i quali De Benedetti. Il Gruppo L’Espresso è uno dei più solidi, è in attivo, mentre RCS ha debiti per 900 milioni (ma perché ne ha buttati mille, di milioni, in Spagna, e ora licenzia 800 persone, chiude 10 testate e vende la sede storica di Via Solferino).
    Il Gruppo L’Espresso non ha i buchi di RCS ma il trend negativo evidentemente spaventa e la prima IDEONA (molto, molto italica), è di scaricare su tutti noi i guai di pochi (pochi ma potenti, s’intende), con una tassa su Internet. Quello che hai scritto il 24 collima con la dichiarazione di De Benedetti di oggi.
    Questo si legge su Repubblica di oggi:
    «Il Gruppo L’Espresso tiene la barra dei profitti nel 2012, in un mercato editoriale «fortemente negativo» che ha visto contrarsi del 14,3% gli investimenti pubblicitari. Il cda presieduto da Carlo De Benedetti ha esaminato i risultati dell’esercizio, chiuso con utile netto di 21,8 milioni di euro, in calo del 64% sul 2011 e dopo ricavi di 812,7 milioni (-8,7%). Il Consiglio proporrà all’assemblea, convocata il 18 aprile, di non distribuire dividendi e destinare l’utile a riserva».