La “buona” informazione dei giornalisti professionisti

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Autonomia, indipendenza e serenità di giudizio sono i punti di merito dei giornalisti italiani di prima linea. Vero? Lo dimostra un campionario con decine di citazioni su Grillo-M5S che Travaglio ha tratto dal suo archivio e pubblicato oggi sull’edizione stampata del Fatto Quotidiano. Per esempio…

Eugenio Scalfari:

[1] – “Il pagliaccio che ride ma dovrebbe piangere” (Repubblica , 3-6-12)

[2] – “Mentana sta esagerando… Le concioni e i vaffa di Grillo vengono ritrasmesse a sazietà… Che un giornalista democratico come lui sia diventato un supporter dell’antipolitica, questo ancora non l’avevamo mai visto… È sulla strada di diventare il pericolo pubblico di tutti i democratici di questo Paese” (l’Espresso, 21-6-12)

[3] – “Anche i fasci di combattimento fascisti, nel 1919, si proponevano di mandare a casa tutta la vecchia classe politica democratica e poi fondare nuovi partiti: ne fondarono uno solo e proibirono gli altri” (Tv7, 22-9-07)

Adriano Sofri:
“Grillo non è un comico: è un grosso impostore… Fa la guerra… annuncia il bagno di sangue” (Repubblica, 22-2-13).

Ernesto Galli della Loggia:
“Grillo è un personaggio di brutale avidità” (Corriere, 25-9-07)

Luca Telese:
“M5S: era un movimento, sembra il Pcus di Stalin. Il grillusconismo è veterobolscevico, brutto segnale per tutti” (Pubblico, 13-12-12)

Giuliano Ferrara:
“Trasforma la democrazia dal basso in Corea del Nord” (Il Foglio, 12-12-02)

Filippo Facci:
[1] – “I suoi veri elettori sono pochi sfigati entusiasti del ‘vaffa’” (Libero, 17-5-12)

[2] – “La rete non esiste… La prevalenza della rete, che è quella che frequenta e commenta sul blog di Grillo, è il peggio di questo Paese” (Porta a Porta, 26-9-07).

 

La raccolta di Travaglio non è casuale sul Fatto di oggi, perché il Movimento 5 Stelle, dopo una serie di successi alle elezioni amministrative, si è qualificato come primo partito/movimento politico in Italia. Alla luce di questo fatto, era quindi il caso di dare uno sguardo indietro.

A c. Mario Stintino
Fonte: “Gli insulti e gli esorcismi di chi aveva capito tutto“, Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano, p. 4, 26/2/13)

 

 

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4 Commenti

  1. Dice Barbara Spinelli, intervistata da Silvia Truzzi. “L’informazione ha delle responsabilità nell’aver trasmesso un’immagine demoniaca di Grillo? Io vedo la stampa come parte del ceto politico. Anzi complice, perché ha disimparato l’indipendenza dalla politica. Per forza di cose ha partecipato alla campagna di paura, installandosi in una sorta di bolla retorica. Per forza ha cavalcato il tormentone sul populismo, per forza ha demonizzato Grillo. Non dico che Grillo non dovesse essere criticato – personalmente ho molti appunti da fargli, in primis sull’Europa –ma quello che trovo grave è che la stampa, invece di frequentare i politici e farsene eco, non è andata alla scoperta dell’Italia, non ha né esplorato né ascoltato il Paese. Dal punto di vista del mestiere del giornalismo è un tradimento deontologico grave”.

  2. Ancora su Grillo, M5S, giornali e giornalisti: malcom Pagani intervista Roberto D’Agostino (Il Fatto Quotidiano, 28/2/13)

    Malcom Pagani: “il ruolo dei giornali?”
    Roberto D’Agostino: “Negli anni ’60 giornali come il Corriere della Sera incarnavano un’indiscutibile autorità/credibilità. All’indomani di Tangentopoli, sono tutti finiti senza esclusioni di sorta nelle mani di imprenditori terrorizzati, nudi di fronte alla magistratura e bisognosi di difesa.
    Malcom Pagani: “Sono venuti meno al proprio ruolo?”
    Roberto D’Agostino: “I quotidiani, da cani da guardia del potere hanno finito per diventare peluche da salotto. E le notizie sono scomparse, in difesa degli interessi di banche, imprenditori e fondazioni. Ma il gioco di insabbiamento, con l’arrivo del web, è finito miseramente. Grillo senza giornaloni al fianco, senza tv, senza Floris o Vespa a favore, anzi, con l’intero arco costituzional-televisivo contro, ha sparecchiato le urne con un colpo di mouse.