Roma – Una proposta per risollevare le sorti del giornalismo professionale “oggi irrimediabilmente avvinghiate nella caduta” dei partiti politici, viene da Toni Muzi Falconi, che sull’huffingtonpost.it scrive oggi:
“Credo si possa dire serenamente e senza sollevare scandalo particolare, che le agende professionali dei giornalisti siano progressivamente andate sovrapponendosi a quelle delle altre professioni. Chi si occupa di giornalismo politico è totalmente immedesimato al ceto politico. Chi si occupa di economia, finanza o industria è totalmente immedesimato al ceto economico e così via: quasi che la disintermediazione sia ormai integralmente avvenuta. Non si capisce più la specificità che caratterizza il giornalista dagli ambienti che si trova a frequentare per svolgere il suo lavoro. (…)
Intendiamoci, non affermo che siano asserviti ma, se vogliamo al contrario, che ormai si ritengono essi stessi soggetti e protagonisti dei fatti che raccontano. (…)
Manca del tutto, ma lo stesso si può affermare anche del giornalismo economico e finanziario, la ‘distanza’ la ‘terzietà’ che, almeno così pare a me, dovrebbe sempre esservi fra chi agisce e chi racconta l’attore, fino ad una obnubilazione totale delle due figure (e non a caso appaiono oggi irrimediabilmente avvinghiate nella caduta…).
Per tante ragioni, problemi analoghi esistono anche in altri Paesi. Alcune testate importanti, non solo quotidiani o settimanali, ma anche radiofoniche, televisive e, oggi, perfino di citizen journalism, a fianco dei fact checker (li abbiamo conosciuti in Italia per la prima volta durante i dibattiti elettorali in tv) anche figure indipendenti all’interno delle redazioni che esercitano, in pubblico, per il pubblico e con il pubblico, una azione di analisi critica del lavoro di rendicontazione dei giornalisti della testata.
Qualche tentativo si fece anche in Italia (mi sembra di ricordare un ruolo analogo di Piero Ottone nel gruppo l’Espresso?) ma non fu mai fatto seriamente. Forse è giunto il momento?“
L.P. & staff
Link:
– Leggi tutto su Giornalismo sotto assedio? Una proposta di un esperto di comunicazione…
– Toni Muzi Falconi,
– Huffington Post.
A proposito di un giornalismo importante, come quello economico-finanziario, ecco cosa si legge sul Fatto di oggi, 20 marzo, in un articolo di Beppe Scienza (http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/bscienza/):
Sui temi di cui mi occupo da decenni, cioè il risparmio e la previdenza integrativa, il normale livello del giornalismo economico italiano non è basso: è infimo.
Trabocca di titoli propagandistici, espressioni celebrative, applausi immotivati, interviste senza il minimo contradditorio a venditori scatenati a meravigliare i loro prodotti ecc. Tutta roba che finisce fotocopiata quale supporto alle vendite. Non parliamo poi degli strafalcioni numerici, sempre a senso unico cioè con rendimenti gonfiati. Nei miei libri ho riportato centinaia di esempi, scelti fra le migliaia che ho archiviato, tratti dal Sole 24 Ore, dal Corriere della Sera, dal Mondo ecc.
Sull’argomento credo poi di aver titolo per parlare anche come giornalista pubblicista, avendo collaborato dal 1984 a oggi a ben 24 testate.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/20/in-difesa-del-giornalista-oscar-giannino/536155/