I giornalisti e l’interpretazione dei fatti

1331
corsi-di-giornalismo-online-gratis

Una caratteristica di gran parte dei giornalisti professionisti italiani è quella di fare un giornalismo più da tifoseria che d’informazione.

Una critica diffusamente rivolta ai giornalisti italiani dai colleghi esteri, è quella di strumentalizzare oltre misura le informazioni, secondo convenienza personalissima, di gruppo o d’editore.
I giornalisti più anziani, quelli che hanno memoria lunga, ricordano che questo difetto (diciamo così), c’è sempre stato, ma si è radicalizzato a partire dai primi anni ’90, e non accenna a spegnersi, tra lobby economiche sempre attive e partiti sempre sotto elezioni, visto che votiamo quasi tutti gli anni, tra locali, nazionali ed europee.
Anche per questo, i principali Tg hanno perso spettatori e così pure i quotidiani, che in cinque anni hanno perso oltre un milione di copie vendute (1.150 milioni, meno 22%), e un multiplo in termini di lettori.
Tutto questo si sa, ma a volte emerge in modo imbarazzante nelle tante rassegne stampa televisive, dove milioni di persone vedono che uno stesso fatto è titolato in modi inconciliabili.

 

Giornalisti e interpretazione dei fatti

Un caso per tutti. Di recente, nello stesso giorno e sullo stesso fatto, 2 quotidiani su 3 hanno titolato in modo inconciliabile, evidentemente.
Si potrebbe dire che uno di loro fa informazione e due (quali?), fanno “formazione” sul lettore.
Cosa devono pensare i lettori quando prime pagine come queste scorrono sul video?

giornalismo-obbiettività

Per avere un punto di riferimento, sarà utile questo passaggio del codice deontologico dei giornalisti, dove dice che «il dovere più pregnante del giornalista e caposaldo del diritto di cronaca è il dovere di verità, considerato sia dalla L. n. 69/1963 che dalla stessa Carta dei Doveri quale “obbligo inderogabile”. Gli organi di informazione sono l’anello di congiunzione tra il fatto e la collettività. Essi consentono alla collettività l’esercizio di quella sovranità che secondo l’art. 1 della Costituzione “appartiene al popolo”. Un’informazione che occulta o distorce la realtà dei fatti impedisce alla collettività un consapevole esercizio della sovranità».

Carlotta Cavallaro & staff FirstMaster

 

Articolo precedenteRicetta per un bestseller (ma è un’invettiva)
Articolo successivoStati Uniti, citizen journalism e democrazia

3 Commenti

  1. E’ troppo chiedere un’informazione meno in ginocchio davanti all’immagine del potente di turno?
    Come nota Andrea Scanzi: «Ieri, a “Che tempo che fa”, Massimo Gramellini (La Stampa) ha attribuito a “Nembo Kid Renzi” i meriti della cancellazione della porcata a favore delle slot machine. È vero che Matteo Renzi è lodevolmente intervenuto, e gliene va certo dato atto; ma sarebbe stato appena (ma appena, eh) più giusto aggiungere e ricordare che senza l’intervento di Endrizzi e del M5S nessuno si sarebbe accorto di quella porcata. E la stessa cosa può dirsi (merito di M5S e Lega) sia sugli affitti d’oro sia sull’emendamento nascosto nella Legge di stabilità, che blocca la rescissione per gli immobili sui quali è presente un’assicurazione: l’ennesimo regalo ai palazzinari, più che ai risparmiatori. A quel punto, di nuovo, Renzi è corso ai ripari seguendo la linea del M5S (MA GUAI A SCRIVERLO) e il Pd ha finto un’altra volta di cadere dal pero.
    È troppo chiedere un’informazione appena meno piegata a 90 gradi di fronte a Renzi, Madia e derivati?»
    Da “Il Fatto Quotidiano” – Andrea Scanzi
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/23/che-tempo-che-fa-il-nuovo-mantra-e-sempre-merito-di-renzi/823483/