Dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna rimbalza il dibattito. L”idea nuova è che non possa essere la qualifica di professionista ad assicurare la protezione giuridica, ma il valore di pubblico interesse che hanno le notizie diffuse, da chiunque.
Le due tesi
Secondo alcuni, occorre un”estensione della tutela giuridica implicita nel passaggio dal giornalismo redazionale del secolo scorso al giornalismo contemporaneo.
Secondo altri, quest”estensione sarebbe potenzialmente pericolosa, perché coprirebbe anche le notizie destabilizzanti o pericolose per la sicurezza nazionale, come Snowden oggi (l’ex funzionario della CIA che ha svelato lo spionaggio sulle comunicazioni Internet), e Assange (WikiLeaks), ieri.
Primato della forma o del contenuto?
Sul tema della protezione giuridica del giornalismo il Guardian (Londra) ha ospitato un ampio commento di George Brock, ex giornalista del Times e docente di giornalismo alla City University di Londra, in cui il concetto di “atto di giornalismo” cede il posto al parametro della rilevanza e del grado di pubblico interesse dell’informazione.
L’intervento di Brock ha una particolare importanza perché il Guardian è uno dei protagonisti principali del caso Snowden, vicenda che ha fatto salire di tono la discussione sulla protezione del giornalismo.
Intanto negli Stati Uniti il dibattito è a livello costituzionale e s”impernia sul Primo Emendamento della costituzione (1787), che dice: «il Congresso non farà mai una legge … che limiti la libertà di parola o quella della stampa». “Parola” e “stampa” che non scorrono più paralleli, ma si sovrappongono e possono coincidere totalmente nei nuovi media. Questo può far scrivere che:
- il giornalismo non è una professione o una persona, è un atto. Chiunque commenta una notizia, chiunque coltiva delle fonti, chiunque ricostruisce una vicenda di corruzione dei pubblici ufficiali – quella è una persona impegnata in un atto di giornalismo.
- L’idea del giornalismo come atto è particolarmente rilevante oggi. Con l’avvento di internet e del giornalismo digitale, chiunque voglia essere parte della stampa può essere parte della stampa. Non c’è bisogno di qualifiche particolari o di una laurea; basta avere un buon fiuto per la notizia e lavorare duro.
- Se lo scopo della stampa è di informare il pubblico, allora blogger e utenti di Twitter – ma anche WikiLeaks per quello che interessa – fanno proprio quello. Non possono essere pagati per quello che fanno, ma quello che fanno è una parte essenziale del processo democratico, un controllo essenziale sui poteri del governo, è uno strumento indispensabile per la libertà del paese.
- I blog dei freelance indipendenti e le organizzazioni come Wikileaks sono probabilmente delle fonti di informazione ancora migliori dei media tradizionali, perché non sono compromesse con sponsor aziendali e sono aperti a chiunque possa raccontare una storia importante.
- So che cosa è giornalismo quando lo vedo. E chiunque informa il pubblico su quello che succede nel mondo, nelle sale del Congresso, o per le strade della loro città è una persona impegnata nel giornalismo.
- Punto e basta. Fine della storia.
A cura di Maria Bellisario & staff
Leggi tutto su:
– Lsdi, Protezione del giornalismo e “pubblico interesse”.
– Truth-out.org, Journalism: You Know It When You See It.
Wow! “I blog dei freelance indipendenti e le organizzazioni come Wikileaks sono probabilmente delle fonti di informazione ancora migliori dei media tradizionali, perché non sono compromesse con sponsor aziendali e sono aperti a chiunque possa raccontare una storia importante.”
La definizione di giornalista come soggetto da proteggere ha trovato un accordo nei giorni scorsi nella Commissione giustizia del Senato americano. Il giornalista tutelato dal Quinto Emendamento è «un dipendente, un collaboratore autonomo o un delegato di un soggetto che diffonde notizie o informazione». Questa definizione include le testate d’informazione costituite e lascia fuori i blogger e altri che una volta o due nella vita si troverebbero una notizia da “pubblicare” su Facebook e su Twitter.
“Il giornalismo è una professione ma anche un diritto di libertà dei cittadini. Per i medici è più facile, non esistendo il diritto costituzionale di praticare al prossimo operazioni chirurgiche. Ma per i giornalisti bisogna andarci piano con le regole. Il rischio di tutele illiberali è sempre in agguato.
Per questo basta riconoscere il diritto di fare informazione e chi sia iscritto alle liste elettorali, mantenendo come unica tutela dell’interesse pubblico la rintracciabilità del responsabile dell’informazione che viene diffusa”.