I quotidiani danno i numeri (sui lettori)

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Audipress ha diffuso i dati periodici di lettura dei quotidiani italiani. I dati sono il risultato di rilevazioni basate su 27.474 interviste.
Ne riporto alcuni e sotto ogni testata, si possono leggere a sinistra i dati Audipress sui lettori e a destra i dati delle copie vendute, rilevati da ADS (Accertamenti Diffusione Stampa), riportati periodicamente da Prima Comunicazione, il noto mensile di settore, anzi l’unico.

Incrociando i due dati, si vede che una copia di quotidiano passerebbe di mano da 10 a 20 volte, prima di finire il suo ciclo informativo.
Questa evidenza (o forse contrasto?) può stupire, eppure è la base convenzionale del “peso” comunicativo di un quotidiano e del valore pubblicitario dei suoi spazi. Ma è un fatto che il numero dei lettori è una proiezione statistica, mentre il secondo, quello delle copie, è un dato contabile.

  • Gazzetta dello Sport
    3.685.000 lettori  –  191.194 copie vendute.
  • Repubblica
    2.848.000 lettori  –  280.273 copie vendute.
  • Corriere della Sera
    2.540.000 lettori  –  332.028 copie vendute.
  • Corriere dello Sport
    1.598.000 lettori  –  128.800 copie vendute.
  • La Stampa
    1.427.000 lettori   –  184.246 copie vendute.
  • Il Resto del Carlino
    1.337.000 lettori   –  120.135 copie vendute.
  • Il Messaggero
    1.163.000 lettori   –  136.448 copie vendute. 
  • Tuttosport
    917.000 lettori   –  65.740 copie vendute.
  • Il Sole 24 Ore
    951.000 lettori   –  140.645 copie vendute. 
  • Il Giornale
    525.000 lettori  –  97.448 copie vendute.
  • Il Fatto Quotidiano
    484.000 lettori  –  44.021 copie vendute.
  • Libero
    312.000 lettori  –  68.103 copie vendute.

Tutti i dati completi su Prima Comunicazione.
A c. di Gianni Malaguti & staff FM

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3 Commenti

  1. C’è una ricerca dell’Ocse secondo cui, su 24 Paesi analizzati, l’Italia sarebbe all’ultimo posto per ciò che riguarda le “competenze alfabetiche, linguistiche ed espressive della sua popolazione adulta”. Se a questo si aggiunge che i giornalisti scrivono mediamente male, si spiegano le basse vendite e la necessità di gonfiare a tavolino il numero dei lettori.