Cercasi scrittori che raccontino l’Italia

1073
Italia-scrittori

Da quanto tempo la cultura italiana non tenta opere che abbiano come soggetto il tempo in cui viviamo?

Se lo chiede il giornalista Ferruccio Sansa, sull’onda dell’eco di Sottomissione di Michel Houellebecq, dove dietro le vicende dei personaggi c’è l’affresco di un’epoca e dei sue ansie (l’islamizzazione).  
Scrive Sansa: “da quanto tempo la cultura italiana non tenta opere che abbiano come protagonisti solo gli individui, ma il tempo in cui viviamo? Viene da pensare ai grandi della letteratura russa, a Guerra e Pace di Tolstoj. Nessuno dimentica le figure di Andrej, Pierre, Natasha. Ma il protagonista – e qui sta la grandezza – era la vita. Il tempo”.

“A pensare all’Italia vengono in mente i Promessi Sposi, più recentemente I vicerè o Il Gattopardo. Certo, è cambiata la prospettiva del racconto: l’Io ha preso la scena“. Ma “il mondo può essere visto attraverso gli occhi del singolo che, smarrito, si trova costretto a comprendere il tempo in cui vive. (…) Abbiamo alle spalle quel capolavoro dimenticato di Guido Morselli, Roma senza papa, che descrive i tormenti della Chiesa con quarant’anni di anticipo. O scritti visionari e meno noti come Habemus Papam, Francesco (1999) del prete genovese Paolo Farinella. Casi isolati”.

Prevale l’introspezione (o la rinuncia). Ma l’oggi e il domani, la dimensione corale e civile dell’esistenza? Eppure quanti spunti si offrirebbero: la corruzione che è insieme piaga individuale e nazionale. Poi la crisi che apre diseguaglianze insopportabili. Perfino il berlusconismo. Che figura tragica e straordinaria sarebbe – suo malgrado – il Cavaliere. Roba da Molière o Shakespeare. Ma quanto è raro trovare uno scrittore che si avventuri nell’affresco. Come diceva il magistrato che si occupava dei “Furbetti del quartierino”: “Il ritratto più vero, fulminante, di questa Italia l’ho trovato solo nelle intercettazioni telefoniche”. 
A cura di Marisa Foglia
Da: “Cercasi scrittore che sveli l’Italia”, di Ferruccio Sansa” (FQ 9/2/15, p. 18)         

Articolo precedenteIl native advertising, tra comunicati stampa e pubbliredazionali
Articolo successivoItaliani online, ultimi dati

2 Commenti

  1. Ferruccio Sansa si racconta: “Non ho mai desiderato fare altro che il cronista, perché questo lavoro ti costringe a capire gli altri. Si alimenta di meraviglia e di curiosità. E’, in sostanza, una forma di passione per la vita. Oggi ho quarant’anni – anzi 41 – e sono arrivato al punto in cui devi decidere se rassegnarti perché intanto non cambierai niente o se provarci ancora. Per questo scrivo”.

  2. ”Prima c’erano Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Carlo e Primo Levi, Natalia Ginzburg, Italo Calvino. E ora? Mah, forse Umberto Eco, per il resto vedo solo il vuoto. Non mi sembra che il panorama culturale italiano offra grandi nomi di intellettuali impegnati”. Ci va giu’ duro con la nostra classe letteraria lo scrittore francese Marek Halter.
    ”Per noi scrittori francesi impegnati e’ un po’ desolante constatare – ha detto Halter – che non abbiamo piu’ amici italiani di riferimento. In Italia ci sono tanti scrittori, anche bravi sul piano narrativo, ma ormai sembrano vivere ai margini della vita sociale e politica. Insomma, a mio giudizio hanno rinunciato ad essere degli intellettuali, cioe’ a vivere con impegno il loro tempo. Quando in Francia, io, Bernard-Henry Levy o Philippe Sollers, promuoviamo un appello in favore della liberta’ o contro il razzismo non sappiamo mai a chi farlo firmare, perche’ non c’e’ piu’ nessuno tra gli autori italiani che si sia messo particolarmente in mostra per le sue prese di posizione coraggiose”. (Adnkronos)