Comunicazione: le parole sbagliate della scienza

Le parole hanno il potere di plasmare le nostre percezioni e se ripetute, determinate espressioni possono produrre il risultato opposto a quello voluto.

Pubblicitari ed esperti di comunicazione lo sanno bene: usando un certo linguaggio sono in grado di scatenare certe reazioni, quasi sempre inconsce, perché le parole codificano valori che s’innescano inconsciamente.  
L’associazione Common Cause (Washington), di recente ha realizzato una ricerca in cui i volontari erano coinvolti in un gioco. A un gruppo è stato detto che si chiamava “Wall Street Game” e all’altro “Community Game”. Anche se il gioco era lo stesso, i partecipanti al Wall Street Game si sono rivelati più egoisti e più aggressivi di quelli del Community Game perché si erano messi spontaneamente in sintonia con lo stile dell’alta finanza.
Differenze simili sono state riscontrate anche tra due gruppi che hanno partecipato alle ricerche “sulla reazione dei consumatori” e “sulla reazione dei cittadini”: le domande erano le stesse, ma i partecipanti “consumatori” tendevano a privilegiare i valori materiali. 

Scienziati e studiosi sono animati dalle migliori intenzioni, ma le parole che usano sono fredde e astratte e in questo modo finiscono per svalorizzare proprio ciò che vogliono proteggere e valorizzare. per esempio, senza volerlo, gli scienziati che hanno coniato l’espressione “siti d’interesse scientifico” stanno dicendo che quei luoghi sono importanti perché interessano a loro. E chi definisce “aree di riferimento” i fondali marini in cui è vietata la pesca commerciale dice la stessa cosa. Ma per gli amanti delle immersioni sono soprattutto luoghi che pullulano di creature incredibili. Invece di arrogarsi il diritto d’inventare nomi, gli ecologisti dovrebbero consultare poeti, linguisti e amanti della natura per farsi aiutare a trovare parole più adatte per proteggere ciò che hanno a cuore.
Paolo Russo & staff FirstMaster
Liberamente tratto dall’articolo di George Monbiot, Forget ‘the environment’: we need new words to convey life’s wonders – The Guardian.

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