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Equity-crowdfunding per finanziare progetti editoriali

Per progetti editoriali professionali prende corpo l’equity-crowdfunding come alternativa al finanziamento bancario, sia per imprese editoriali già avviate, sia per nuovi progetti di editoria libraria o periodica, stampata o digitale.

L’equity-crowdfunding è tra i nuovi strumenti di finanziamento imprenditoriale più interessanti e con più larga possibilità di manovra. Gli investitori hanno garanzie di tipo borsistico, con la possibilità di investire da 500 euro fino a 5 milioni. Possono valutare i progetti e investire on-line, tramite intermediari vigilati dalla Consob (la stessa che vigila sulla Borsa). Di questo si occupa il «Position papers» appena realizzato dall’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili e dalla Consob, e disponibile online da due settimane. 

Il ricorso all’equity-crowdfunding può essere deciso sia da imprese editoriali già avviate, se hanno un piano di sviluppo, sia da nuovi progetti di editoria libraria, periodica, stampata oppure digitale.
I numeri e le statistiche sul nascente mercato dell’equity-crowdfunding in Italia sono misurati settimanalmente dall’Osservatorio istituito dal Politecnico di Milano (Dipartimento di Ingegneria Gestionale) che monitora il fenomeno dal 2013 e sono consultabili su Osservatorio crowd investingÈ un dato che riguarda l’intero comparto del crowdfunding a livello globale, non limitato all’equity-invest, anche se questo è visto come il più promettente come tassi di crescita e capace di superare il tradizionale venture capital.

Qualsiasi sia la tipologia editoriale, il punto fermo è questo: la prospettiva di alto rendimento, a fronte di nuovi capitali di rischio, cioè non rimborsabili in caso di insuccesso dell’iniziativa imprenditoriale. 
Rispetto alla forma donation (dove un progetto raccoglie denaro sotto forma di liberalità) o reward (nelle quali i proponenti dell’iniziativa offrono un premio o una specifica ricompensa, non in denaro, in funzione dell’apporto che riceveranno dai sostenitori), l’equity-crowdfunding prevede che il finanziatore ottenga una partecipazione al capitale e quindi agli eventuali utili, come contropartita del denaro investito. 

In sintesi, il progetto deve essere credibile e comprensibile anche per i non addetti ai lavori e offrire delle prospettive di remuneratività interessanti. In tempi in cui banche, Poste e Stato offrono poco o nulla, trovare chi investa una minima percentuale dei propri risparmi (5-10%) in un’avventura editoriale non dovrebbe essere difficile. Sempre che si abbiano a disposizione almeno questi tre professionisti:
– un commercialista per il business plan,
– un marketer per il marketing plan,
– un pubblicitario per la prima comunicazione al pubblico.

Se la preparazione del progetto editoriale è ben fatto, un capitale operativo di un milione di euro si ottiene con mille persone che investono mille euro, per esempio. Può sembrare poco, ma nel settore editoriale un milione è un capitale che permette di fare un’ottima start-up o di realizzare un gran piano di sviluppo e internazionalizzazione.
Inoltre, il meccanismo di validazione del modello d’impresa da parte di tanti investitori e il capitale di rischio così acquisito, può produrre altri finanziamenti (magari tramite cofidi), ancorati ad una percentuale del capitale complessivo, in un’ottica di potenziamento o risorsa di riserva dell’iniziativa. 
Ultima nota: gli investitori non sono attratti da piccoli progetti, ma si sentono preferiscono iniziative corpose, sia in termini di capitale investito (dal milione in su), che in termini di addetti (più di 20, a regime).
C.T., A.R.

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