Financial Times: la carta taglia, il sito assume

La nuova strategia del Financial Times  sarà “digital-first”, prima il digitale: l’edizione online farà da traino a quella cartacea.
Una rivoluzione, annunciata dal direttore Lionel Barber in una lettera ai giornalisti, definita dallo stesso Barber «un grande cambiamento culturale». «Dobbiamo renderci conto – scrive il direttore – che lavoreremo in primo luogo per una piattaforma digitale, e solo in seconda battuta per un giornale di carta».

L’annuncio di Barber, per quanto significativo, non arriva a sorpresa: da anni il numero dei lettori online del Financial Times è andato aumentando, fino a superare nel settembre 2012 il numero degli abbonati all’edizione cartacea.
Sul fronte dell’accesso ai contenuti, il quotidiano finanziario inglese ha sposato la linea del pagamento “metered mode”: un metodo a consumo, che permette di registrarsi gratis e leggere un numero limitato di articoli, massimo otto, senza pagare.
Una scelta analoga a quella del New York Times, che ha introdotto un paywall, un sistema di pagamento per i contenuti online, che mette a disposizione gratuitamente i primi dieci articoli.

Leggi tutto: Editoria, Financial Times: la carta taglia 35 cronisti, il sito ne assume 10.

 

FM-Redazione

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2 thoughts on “Financial Times: la carta taglia, il sito assume

  • 2013-Febbraio in 12:41
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    Invece in italia, il direttore del Corriere della Sera De Bortoli di recente ha inviato una lettera alla sua redazione, per lamentarsi di quello che considerava un atteggiamento ostracista nei confronti del sito web del Corriere. Tra l’altro, De Bortoli ha scritto che «non è più accettabile, e nemmeno possibile, che l’edizione Ipad non preveda il contributo di alcun giornalista professionista dell’edizione cartacea del Corriere della Sera. Non è più accettabile la riluttanza con la quale si accolgono programmi di formazione alle nuove tecnologie. (…) Non è più accettabile una visione così gretta e corporativa di una professione che ogni giorno fa le pulci, e giustamente, alle inefficienze e alle inadeguatezze di tutto il resto del mondo dell’impresa e del lavoro».

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